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Piotr Hanzelewicz - "Del resto"

Mostra
Piotr Hanzelewicz
Del resto
a cura di Emiliano Dante

Inaugurazione 13 dicembre 2024 ore 18.00.
Fino al 26 gennaio 2025
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila

Venerdì 13 dicembre 2024 alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli, la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre è lieta di ospitare la mostra Del resto di Piotr Hanzelewicz, a cura di Emiliano Dante, con i testi in catalogo di Emiliano Dante, Michela Becchis e Francesco Avolio, con il patrocinio e il contributo dell’Istituto Polacco a Roma.

Il progetto Del resto tratta la tematica del “denaro” e delle sue implicazioni, delle congetture che ne nascono intorno, di tutte le possibili declinazioni che esso assume ed ha assunto in passato nelle comunità umane, e costituisce il punto di arrivo di un percorso artistico, che fonde aspetti teorici e estetici, iniziato con la mostra Laborioso laborioso laborioso, presso l’Istituto Polacco di Roma nel 2013.

Il lavoro di Hanzelewicz fonda spesso sulla natura etimologica delle parole coinvolte nella sua ricerca artistica: lo stesso titolo della mostra è in realtà un gioco di parole riferito al termine “resto”. “Del resto” è una locuzione testuale di valore avversativo limitativo rispetto a quanto affermato in precedenza: così come dice l'Accademia della Crusca, sta ad intendere un “d'altronde”, “d'altra parte”. Tuttavia, se intendiamo il resto come la differenza in denaro che deve ricevere chi ha dato in pagamento una somma superiore alla spesa, ci troviamo di fronte ad un gioco di parole in cui quel “del” non è più parte della locuzione testuale ma diventa un retaggio linguistico, una derivazione latina che indica l'argomento di cui si tratta. In tal senso possiamo dire che il titolo della mostra riguarda “il resto” ovvero i soldi spicci, visto e considerato che le opere sono realizzate prendendo come spunto i tagli più piccoli delle monete e delle banconote euro. Guardando al territorio, alla storia sociale ed economica delle comunità, non è possibile non pensare, ad esempio, al termine “pecunia”, una parola latina che indica il denaro e che ha un legame specifico con le attività legate alla pastorizia (pecunia da pecus - pecora, bestiame). Il denaro ha, dunque, una eco universale ed al tempo stesso territoriale, proprio perchè incarnata dalle comunità umane nel loro farsi e trasformarsi continuo.

Come scrive il curatore, Emiliano Dante, nel testo critico:

«Piotr sceglie per le sue opere la moneta da un centesimo perché è una moneta pressoché senza valore. Il suo unico fine è l'eufemismo mercantile - in effetti serve solo a dire che un prodotto non costa ben cinque euro, ma solo quattro euro e novantanove. È quindi una moneta fisica dal valore prettamente retorico. Piotr sottopone questa fisicità già intrisa di evanescenza al suo intruglio di acqua, sale e aceto. A questo, come dice lui, ci aggiunge anche il tempo, inteso sia come passaggio delle ore che, talvolta, come passaggio delle nuvole e delle piogge. Attraverso questo processo di deterioramento, le monete non divengono semplicemente stampo e pigmento, ma subiscono anche una traslazione simbolica: diventano ombra, segno, memoria. Dove prima erano resto al supermercato, ora sono resto sulla tela - è una migrazione fisica che è anche una migrazione semantica. Durante questa migrazione, si sostituisce un valore convenzionale, quello economico, con un valore personale, quello estetico. [...] Tra la sala delle ossidazioni e il ballatoio, in Fondazione abbiamo uno spazio che è sempre problematico negli allestimenti, vista la presenza di librerie, libri e di un transito a L che non è facilissimo da gestire. Qui Piotr ha deciso di mettere una piccola opera costituita da file di calchi in gesso ceramico bianco delle monete da un centesimo. Ai lati, due librerie colme di mucchi di altri calchi identici e altrettanto bianchi, divisi in sedici scaffali, mucchio per mucchio. Nella loro quantità opulenta, queste montagnole di monete ricordano un pochino i tesori dei film di pirati – il che è particolarmente ironico, considerando che, in luogo dell'oro, qui ci sono letteralmente pallide copie di monete già senza valore. Se le ossidazioni mostrano la memoria delle monete, questi mucchietti paiono esserne il fantasma. A fare da contrappunto, nei sedici scaffali della libreria più lunga, Piotr ha disposto in modo piuttosto ordinato i resti di monetine ormai arrugginite e accartocciate, distrutte dall'acqua, dal sale, dall'aceto e, soprattutto, distrutte dal tempo. Dopo i fantasmi, quindi, questi che se ne stanno così allineati e decomposti devono essere i cadaveri. [...] Nel ballatoio Piotr riprende l'idea di Paesaggio ideale, un'opera di enormi dimensioni che aveva realizzato sulla vetrata dell'Istituto Polacco di Cultura di Roma per Laborioso, Laborioso, Laborioso. Si tratta della riproduzione a matita su lucido del ponte che illustrava le prime banconote da 5 euro, realizzata site-specific per i vetri del ballatoio della Fondazione de Marchis. Se è vero che l'opera è fruibile tanto dall'interno, quanto dall'esterno dell'edificio, è anche vero che solo dall'interno si possono apprezzare i dettagli, mentre solo dall'esterno si può cogliere l'insieme.»

– Emiliano Dante

Durante il periodo della mostra, il 17 gennaio 2025, si svolgerà una conferenza di Francesco Avolio, docente di linguistica italiana dell'Università degli Studi dell’Aquila, il quale presenterà il denaro “parlato” attraverso motti, detti e proverbi nei dialetti di cinque comuni del Centro-Sud.

BIOGRAFIE

Piotr Hanzelewicz, (Polonia, 1978) vive in Italia. Ha fatto esperienze diverse fra loro, studi, lavori. Ama il termine cosa/cose. Non ha un approccio scientifico ma si attesta su una curiosità utile a creare collegamenti tra discipline diverse, talvolta lontane fra loro. Questa è la griglia di partenza. Poi c'è tutto il resto, insomma, poi ci sono le cose. Nota curiosa: è nato lo stesso giorno in cui è morto Paolo VI, pertanto non è sbagliato affermare che uno come Piotr Hanzelewicz nasce ogni morte di papa. Tra le principali esposizioni personali: 2011 – “L’inquilino del terzo piano” a cura di Enzo de Leonibus con testi di Teresa Macrì e Marco Patricelli – Museolaboratorio Città S. Angelo (PE); 2013 “Laborioso laborioso laborioso” a cura di Franco Speroni con testi in catalogo di Alberto Abruzzese e Michela Becchis – Istituto Polacco (Roma); 2014 “All’ombra del pavone” a cura di Michela Becchis – Biblioteca del Senato (Roma); 2019 – "One hundred bucks and few cents" a cura di Fabio de Chirico e Giuseppe Capparelli, con testo in catalogo di Edoardo Marcenaro - Galleria Rosso20sette (Roma).

Emiliano Dante, è nato a L'Aquila nel 1974. Come filmmaker, ha realizzato la trilogia di documentari sperimentali sul terremoto costituita da Into The Blue (2009), Habitat - Note Personali (2014) e Appennino (2017), e i film di finzione Limen (Omission) (2012) e The Coin (in postproduzione). Ha insegnato Cinema, Fotografia e Televisione alla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Aquila, Storia dell'arte contemporanea nelle Università dell’Aquila e di Cassino, Regia al Centro sperimentale di cinematografia dell'Aquila. Attualmente insegna Pratica e cultura dello spettacolo all'Accademia di Belle Arti di Roma. Tra le sue pubblicazioni, Merda d'Artista (2005), Breve saggio sulla storia e la natura degli audiovisivi (2007) e Terremoto Zeronove (2009).

Michela Becchis, nasce a Roma e qui si laurea in Storia dell'arte medievale. Storica e critica d'arte, ha insegnato nelle Università dell'Aquila, di Chieti, di Roma "Tor Vergata" e all'Istituto Universitario "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Ha collaborato con l'Istituto Universitario Internazionale di Fiesole, con la Scuola di Studi Superiori "Giacomo Leopardi" (Università di Macerata), con la sede italiana del RISD (Rhode Island School of Design). Ha sempre diviso i suoi studi e le sue ricerche tra l'arte medievale e quella contemporanea dando vita a un curriculum volutamente eterogeneo. Intesse rapporti con artiste e artisti che segue nel loro processo ideativo in modo continuo. In tutti casi nutre particolare interesse al rapporto tra arte, storia, genere e movimenti politici e alla circolazione dei modelli figurativi e linguistici inter e transculturali. Con l'Associazione Officina delle Culture vincendo i bandi per Estate Romana, Notte dei Musei, Contemporaneamente, Eureka!, cura rassegne che contaminano generi diversi e culture artistiche diverse unendo in sperimentazioni visive, teatrali, performative, musicali, artiste e artisti provenienti da diverse parti del mondo. È codirettrice, con Elisabetta Portoghese, del Festival Internazionale di Fotografia di Castelnuovo di Porto. Scrive per Il Manifesto, S-Definizioni e ArtAPart.

Francesco Avolio, (Roma, 1963) insegna dal 1997 Linguistica italiana nell’Università degli studi dell’Aquila. Al centro dei suoi interessi sono le varietà dialettali dell’Italia centrale e meridionale, la teoria e i metodi della ricerca dialettologica e geolinguistica, i problemi della ricostruzione linguistica, i rapporti tra linguaggio ed esperienza (etnolinguistica). È membro di diverse società scientifiche, del Comitato scientifico della Rivista Italiana di Linguistica e di Dialettologia e di quello del Bollettino dell’Atlante Linguistico Italiano. Dirige, con Elisabetta Carpitelli e Matteo Rivoira, la collana Studi e testi di dialettologia e varia linguistica delle Edizioni dell’Orso di Alessandria. Suoi articoli sono apparsi su riviste e periodici specializzati italiani e stranieri. È autore di numerosi saggi, tra cui i volumi Bommèsprə. Profilo linguistico dell’Italia centro-meridionale (San Severo, 1995), Tra Abruzzo e Sabina (Alessandria, 2009) e Lingue e dialetti d’Italia (Roma, 2009), e dell’Atlante Linguistico ed Etnografico Informatizzato della Conca Aquilana (ALEICA, versione multimediale a cura di Giovanni De Gasperis).

Inaugurazione venerdì 13 dicembre 2024 ore 18.00
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre 

Corso Vittorio Emanuele II, 23 - L’Aquila
Fino al 26 gennaio 2025 nei seguenti orari:

  • giovedì 11.00 – 13:00 / 16:30 – 19.00
  • venerdì e sabato 16.30 – 19.00
  • domenica 11.00 – 13:00 / 16:30 – 19.00

Ingresso libero
 

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Proiezione del film Outro País di Sérgio Tréfaut

21 novembre 2024 ore 18.00

Proiezione del film Outro País di Sérgio Tréfaut
MAXXI L'Aquila
Piazza Santa Maria Paganica 15 - L'Aquila

All'interno delle celebrazioni e approfondimenti dell'opera di Paola Agosti alla Fondazione Giorgio de Marchis e al MAXXI L'Aquila con due esposizioni inaugurate il 23 ottobre 2024, il MAXXI ospiterà presso la sala polifunzionale, giovedì 21 novembre 2024 alle ore 18.00, la proiezione del Film Outro País, del regista Sérgio Tréfaut, che racconta la rivoluzione portoghese attraverso gli occhi di alcuni dei più grandi fotografi e registi internazionali che hanno assistito all'evento.

Interverranno il giornalista Alessio Ludovici e il Consigliere João Camilo Costa, in rappresentanza dell'Ambasciatore del Portogallo Bernardo Futscher Pereira.

Fino al 23 novembre 2024 la Fondazione Giorgio de Marchis ospita la mostra Lisbona, la notte è finita! La Rivoluzione dei Garofani nelle fotografie di Paola Agosti: 28 fotografie realizzate da Paola Agosti in occasione di due soggiorni in Portogallo, nella primavera del 1974 e nell'estate del 1975, che testimoniano e documentano gli avvenimenti del 25 aprile 1974 e dei giorni seguenti fino alla storica manifestazione del 1° maggio 1974 a Lisbona, così detta Rivoluzione dei Garofani.

Fino al 2 febbraio 2025, invece, il MAXXI L'Aquila propone il FOCUS Paola Agosti nelle Collezioni del MAXXI: un nucleo di 20 fotografie vintage acquisite dal museo nel 2023, incentrate principalmente sul racconto trasversale condotto da Paola Agosti attraverso più decenni e in differenti continenti e che ha per soggetto donne ritratte, al di fuori di ogni mistificazione, nel proprio contesto di vita, nella dimensione del lavoro, impegnate nel tentativo di affermare un diverso ruolo sociale o di proporre una nuova visione culturale.

BIOGRAFIE

Paola Agosti, nata nel 1947 a Torino, si è trasferita a Roma nel 1970 dove ha iniziato la sua attività di fotografa indipendente, ritraendo leader politici, uomini di cultura e artisti di fama internazionale. Si è occupata con particolare attenzione di volti e fatti del mondo femminile. Ha indagato la fine della civiltà contadina del Piemonte più povero, le vicende dell’emigrazione piemontese in Argentina e ha fotografato i grandi protagonisti della cultura europea del ‘900, realizzando su questi temi varie mostre e numerosi libri (Riprendiamoci la vita, Savelli Editore, 1976. Immagine del “mondo dei vinti”, Mazzotta, 1978. San Magno fa prest, Priuli e Verlucca, 1981. La donna e la macchina, Edizioni Oberon, 1983. Dal Piemonte al Rio de la Plata, Regione Piemonte, 1988. Caro cane, La Tartaruga, 1997. El paraiso: entrada provisoria, FIAF, 2011. Il destino era già lì, Araba Fenice, 2015. Con Giovanna Borgese: Mi pare un secolo, Einaudi, 1992 e C’era una volta un bambino, Baldini&Castoldi, 1996). Dal 2002 è tornata a vivere a Torino dedicandosi alla cura di vari volumi sulle memorie familiari, storie individuali che s’incrociano con la Storia. (con Camilla Bergamaschi: Giorgio Agosti nelle lettere ai familiari, Inside-out edizioni, 2004. L’edera e l’olmo. Storia di Livio, Pinella, Ada e Alberto Bianco, +eventi edizioni, 2007. Con Marco Revelli: Bobbio e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia nel 900, Nino Aragno Editore, 2009. Con Alessandra Demichelis: Ricordati di non dimenticare. Nuto Revelli, una vita per immagini, L’Artistica Savigliano, 2020). Nel 2023 Postcart ha pubblicato: Paola Agosti. Itinerari. Il lungo viaggio di una fotografa e Rai 5 le ha dedicato un documentario dal titolo Paola Agosti: il mondo in uno scatto. Le sue immagini fanno parte delle collezioni permanenti di alcuni musei tra cui Accademia Carrara, Bergamo, Museo Alinari, Firenze, Museo della Montagna, Torino, Musée de l’Elysèe, Losanna, Museo de Bellas Artes, Buenos Aires, Istituto Nazionale per la Grafica, Roma, Beinecke Library, Università Yale, New Haven, USA, Montpellier Photo Vision, Montpellier, Mu.Fo.co, Museo di Fotografia contemporanea, Cinisello Balsamo, Ma.co.f, Centro della Fotografia Italiana, Brescia, Laboratorio di Cultura Fotografica, Città della Pieve, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, MAST, Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, Bologna, MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma.

SCHEDA INFO

Orari Fondazione Giorgio de Marchis:

  • giovedì 11.00 – 13:00 / 16:00 – 19.00
  • venerdì e sabato 16.00 – 19.00
  • domenica 11.00 – 13:00 / 16:00 – 19.00

Orari MAXXI L'Aquila:

  • da giovedì a domenica  11.00 – 19.00

Ingresso libero

 

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Lisbona, la notte è finita! - La Rivoluzione dei Garofani nelle fotografie di Paola Agosti

Mostra fotografica
Lisbona, la notte è finita!
La Rivoluzione dei Garofani nelle fotografie di Paola Agosti
a cura Giorgio de Marchis e Pasquale Ruocco

Inaugurazione 23 ottobre 2024 ore 18.00.
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila

FOCUS Paola Agosti nelle Collezioni del MAXXI.
a cura di Simona Antonacci MAXXI L’Aquila 23 ottobre 2024 - 2 febbraio 2025

Apertura 23 ottobre 2024 ore 17.00 | MAXXI L’Aquila
Piazza Santa Maria Paganica 15 - L’Aquila

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre e il MAXXI L’Aquila omaggiano Paola Agosti, protagonista della fotografia contemporanea italiana. Due le iniziative in programma a L'Aquila da mercoledì 23 ottobre: a Palazzo Ardinghelli, sede del MAXXI L’Aquila, alle ore 17.00 in Project Room l’opening del Focus dedicato all’artista che presenta, per la prima volta, le fotografie acquisite nel 2023 per la Collezione di Fotografia del MAXXI Architettura e Design contemporaneo.

Alle ore 18.00, presso Palazzo Cappa Cappelli, sede della Fondazione, inaugura la mostra Lisbona, la notte è finita! - La Rivoluzione dei Garofani nelle fotografie di Paola Agosti, a cura Giorgio de Marchis e Pasquale Ruocco, che arriva in Abruzzo dopo la prima presentazione a Ravello, a Villa Rufolo, nello scorso mese di settembre. 

I due appuntamenti sono, dunque, un’occasione preziosa per conoscere e approfondire diversi aspetti dell’opera di Paola Agosti: dalle immagini di piazza che testimoniano e documentano le giornate della fine del regime dittatoriale di António Salazar in Portogallo, a quelle dedicate alla figura femminile negli ambienti di vita e lavoro fra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso.

L’artista sarà presente alle 17.00 al MAXXI L’Aquila e alle 18.00 alla presentazione alla Fondazione Giorgio de Marchis insieme ai curatori, nonché all’Ambasciatore del Portogallo Bernardo Futscher Pereira.

La mostra Lisbona, la notte è finita! testimonia e documenta gli avvenimenti del 25 aprile 1974 e dei giorni seguenti fino alla storica manifestazione del 1° maggio 1974 a Lisbona, così detta Rivoluzione dei Garofani. Infatti il 25 aprile un colpo di stato incruento pose fine, in Portogallo, al più duraturo regime dittatoriale dell’Europa occidentale: un avvenimento straordinario che ben presto assunse caratteri rivoluzionari, entrando nell’immaginario collettivo, non solo portoghese, come uno degli episodi più entusiasmanti e commoventi della lotta per la libertà e la giustizia nel XX secolo. Cineasti, scrittori, giornalisti e artisti da tutto il mondo si recarono immediatamente a Lisbona per “vedere da vicino la rivoluzione” e tra questi vi fu Paola Agosti, che presto si sarebbe affermata come una delle più significative e attente fotografe italiane e che, nel 1974, giovanissima, fu l’unica fotografa straniera a immortalare e catturare in maniera eloquente il clima di festa e di fratellanza che si viveva in Portogallo in quei giorni iniziali. L’esposizione riunisce 28 fotografie realizzate da Paola Agosti in occasione di due soggiorni in Portogallo, nella primavera del 1974 e nell’estate del 1975.

Come scrive lo storico dell’arte Pasquale Ruocco nel testo in catalogo, le fotografie di Paola Agosti sono:

«un reportage a caldo, senza fronzoli, svolto con profonda partecipazione e con la consapevolezza dell'urgenza di quegli avvenimenti. Incontriamo, come se fosse oggi, ora, una camionetta che trasporta un gruppo di soldati sorridenti, qualcuno ci guarda negli occhi, invitandoci a partecipare a quella gioia collettiva, mentre qualcun altro, in piedi, guarda avanti, con la stessa fierezza di una Libertà che guida i popoli. I bambini, i giovani, gli anziani riconquistano le loro strade mentre lo splendore di una donna in marcia spazza via il terrore, incenerito, di corsa, nel camino della sede della polizia politica. E poi le manifestazioni contro il colonialismo, contro ogni forma di fascismo, desiderose di giustizia, di riscatto, di rinascita. A tutto ciò il bianco e nero della Agosti, bilanciatissimo, senza indugiare in contrasti troppo drammatici e teatrali, conferisce la dimensione della memoria storica, viva e densa, che fa di una fotografia prima di tutto un documento ma, al contempo, un potente mezzo di sollecitazione emotiva, facendoci quasi ascoltare le note di José Afonso o il profumo di un garofano rosso»

– Pasquale Ruocco

Il progetto, in coincidenza con il Cinquantesimo anniversario della Rivoluzione portoghese, è realizzato, nell’ambito di Culture sonore 2024, con il sostegno del Comune di Ravello, Ambasciata del Portogallo, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere - Università Roma Tre Cátedra Camões, I.P. “José Saramago” – Università Roma Tre, Camões, Instituto da Cooperação e da Língua – Portugal, in collaborazione con la Fondazione Ravello e la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre Onlus.

Il 21 novembre, in vista del finissage della mostra alla Fondazione de Marchis (23 novembre), alla presenza dell'Ambasciatore portoghese, della docente di Storia contemporanea del DSU, Simona Troilo, e della stessa Paola Agosti, il MAXXI ospiterà in sala polifunzionale la proiezione del film Outro País, del regista Sérgio Tréfaut che racconta la rivoluzione portoghese attraverso gli occhi di alcuni dei più grandi fotografi e registi internazionali che hanno assistito all’evento.

Continuerà fino al 2 febbraio 2025 il FOCUS Paola Agosti nelle Collezioni del MAXXI che presenta, invece, il nucleo di 20 fotografie vintage acquisite dal museo nel 2023, incentrate principalmente sul racconto trasversale condotto da Paola Agosti attraverso più decenni e in differenti continenti e che ha per soggetto donne ritratte, al di fuori di ogni mistificazione, nel proprio contesto di vita, nella dimensione del lavoro, impegnate nel tentativo di affermare un diverso ruolo sociale o di proporre una nuova visione culturale.

Le fotografie sono tratte da diverse serie fotografiche che l’artista ha sviluppato nel corso del tempo. Considerata tra le principali fotogiornaliste italiane, Paola Agosti ha seguito a lungo il movimento femminista e più in generale il mondo femminile: dalle rivendicazioni delle donne per i loro diritti - come quello al divorzio e all’aborto - alle lotte contro la violenza di genere, dalla denuncia dell’isolamento domestico all’analisi del lavoro in fabbrica. La passione per il femminile non abbandona mai l’artista: quando la sua attività di fotografa indipendente la porta a compiere diversi viaggi in Europa, in Sud America, negli Stati Uniti, in Africa - in cui il suo interesse rimane costante - , emergono alcuni intensi ritratti scattati in Argentina, immagini di lavoro in un centro di ricerca di Cuba insieme al reportage dedicato al mondo contadino della Marsica. Il focus presenta anche foto poi pubblicate nei suoi libri: Riprendiamoci la vita, racconto per immagini dell’irruzione delle donne come soggetto sociale sulla scena politica italiana del 1976, e La donna e la macchina dedicato alle donne al lavoro nelle fabbriche dell’Italia settentrionale tra i primi anni Settanta e i primi anni Ottanta.

Come già avvenuto con Mimmo Jodice. Mediterraneo, il Focus dedicato alle acquisizioni della Collezione Permanente della Fondazione MAXXI permette di guardare al Patrimonio come spazio di ricerca e di approfondimento, offrendo al pubblico una narrazione sintetica ma puntuale di alcune delle ricerche più significative di alcune figure chiave della ricerca visiva contemporanea.

BIOGRAFIA

Paola Agosti, nata nel 1947 a Torino, si è trasferita a Roma nel 1970 dove ha iniziato la sua attività di fotografa indipendente, ritraendo leader politici, uomini di cultura e artisti di fama internazionale. Si è occupata con particolare attenzione di volti e fatti del mondo femminile. Ha indagato la fine della civiltà contadina del Piemonte più povero, le vicende dell’emigrazione piemontese in Argentina e ha fotografato i grandi protagonisti della cultura europea del ‘900, realizzando su questi temi varie mostre e numerosi libri (Riprendiamoci la vita, Savelli Editore, 1976. Immagine del “mondo dei vinti”, Mazzotta, 1978. San Magno fa prest, Priuli e Verlucca, 1981. La donna e la macchina, Edizioni Oberon, 1983. Dal Piemonte al Rio de la Plata, Regione Piemonte, 1988. Caro cane, La Tartaruga, 1997. El paraiso: entrada provisoria, FIAF, 2011. Il destino era già lì, Araba Fenice, 2015. Con Giovanna Borgese: Mi pare un secolo, Einaudi, 1992 e C’era una volta un bambino, Baldini&Castoldi, 1996). Dal 2002 è tornata a vivere a Torino dedicandosi alla cura di vari volumi sulle memorie familiari, storie individuali che s’incrociano con la Storia. (con Camilla Bergamaschi: Giorgio Agosti nelle lettere ai familiari, Inside-out edizioni, 2004. L’edera e l’olmo. Storia di Livio, Pinella, Ada e Alberto Bianco, +eventi edizioni, 2007. Con Marco Revelli: Bobbio e il suo mondo. Storie di impegno e di amicizia nel 900, Nino Aragno Editore, 2009. Con Alessandra Demichelis: Ricordati di non dimenticare. Nuto Revelli, una vita per immagini, L’Artistica Savigliano, 2020). Nel 2023 Postcart ha pubblicato: Paola Agosti. Itinerari. Il lungo viaggio di una fotografa e Rai 5 le ha dedicato un documentario dal titolo Paola Agosti: il mondo in uno scatto. Le sue immagini fanno parte delle collezioni permanenti di alcuni musei tra cui Accademia Carrara, Bergamo, Museo Alinari, Firenze, Museo della Montagna, Torino, Musée de l’Elysèe, Losanna, Museo de Bellas Artes, Buenos Aires, Istituto Nazionale per la Grafica, Roma, Beinecke Library, Università Yale, New Haven, USA, Montpellier Photo Vision, Montpellier, Mu.Fo.co, Museo di Fotografia contemporanea, Cinisello Balsamo, Ma.co.f, Centro della Fotografia Italiana, Brescia, Laboratorio di Cultura Fotografica, Città della Pieve, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, MAST, Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, Bologna, MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma.
 

Inaugurazione 23 ottobre 2024 ore 18.00
Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre 

Corso Vittorio Emanuele II, 23 - L’Aquila
Fino al 23 novembre 2024 nei seguenti orari:

  • giovedì 11.00 – 13:00 / 16:00 – 19.00
  • venerdì e sabato 16.00 – 19.00
  • domenica 11.00 – 13:00 / 16:00 – 19.00

Ingresso libero
 

FOCUS Paola Agosti nelle Collezioni del MAXXI a cura di Simona Antonacci
Apertura 23 ottobre 2024 ore 17.00
MAXXI L’Aquila
Piazza Santa Maria Paganica 15 - L’Aquila
Fino al 2 febbraio 2025 nei seguenti orari:

  • da giovedì a domenica  11.00 – 19.00



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Di sali d’argento e pixel. Venticinque anni di fotografia - Mostra fotografica di Danilo Balducci

Mostra fotografica
Di sali d’argento e pixel. Venticinque anni di fotografia
di Danilo Balducci
A cura di Antonio Di Cecco

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila
Dal 13 settembre al 29 settembre 2024

Inaugurazione 13 settembre 2024 ore 18.00.

Venerdì 13 settembre 2024 alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli, la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre è lieta di ospitare la mostra Di sali d’argento e pixel. Venticinque anni di fotografia di Danilo Balducci, a cura di Antonio Di Cecco.

In mostra una selezione degli ultimi lavori di Balducci, i quali conducono lo spettatore a scambiare quasi uno sguardo con i soggetti delle opere: le immagini mostrano non solo quello che è davanti all’obiettivo ma restituiscono la sensibilità e la volontà di cercare un dialogo e diventare parte delle storie che l’artista vuole raccontare.

«Di sali d’argento e pixel, di questi elementi sono composte le fotografie. I sali sono microscopici cristalli di argento sensibili alla luce che, mescolati con la gelatina e poi spalmati sulla pellicola - un sottile nastro di materiale trasparente - permettono di registrare le immagini fotografiche. I pixel del sensore della macchina fotografica digitale invece sono elementi in grado di convertire la luce di una immagine ottica in un segnale elettrico. Lo sa bene Danilo Balducci che da 25 anni lascia passare la luce all’interno degli obiettivi delle sue macchine fotografiche, quel che resta nei suoi occhi e nella macchina fotografica sono memorie a volte fatte di un severo bianco e nero, altre di vividi colori. Quello del fotografo è un lavoro paziente, il lavoro di chi è sempre alla ricerca della luce giusta. Forse il fotografo, come i sali d’argento e i pixel, è sensibile alla luce ma altrettanto sensibile alle storie che decide di raccontare. Balducci, attraverso il linguaggio del reportage, dal 1998 continua a raccontare storie e luoghi lontani metaforicamente e materialmente dalla nostra quotidianità. [...] Un archivio di fotografie che continua a crescere nel tempo, un insieme di lavori accomunati dal medesimo soggetto: l’essere umano. Balducci è sì dietro l’obiettivo ma sceglie di essere vicino, riesce a scambiare lo sguardo con i soggetti che rappresenta nelle immagini e invita lo spettatore a fare altrettanto, a cercare vicinanza e non distanza. Il suo è un mosaico di vicende, gesti e azioni che documentano e diventano, al contempo, memoria collettiva.»

– Antonio Di Cecco

All’interno del percorso espositivo sarà allestito uno spazio che richiama l‘ambiente della camera oscura e che vedrà per il giorno del vernissage l’intervento e la presenza di Stefano Schirato di Leica Akademie Italy: un’occasione per immergersi nel mondo della fotografia e comprenderne tecniche e tecnologie.

Inoltre la mostra è inserita nel progetto SHARPER - Notte Europea dei Ricercatori 2024 finanziato dalla Commissione Europea (GA 101162370): per l’occasione il 27 settembre 2024 è prevista un’apertura straordinaria dalle ore 10.00 alle ore 22.00 mentre dalle 10.00 alle 13.00 l’artista e il curatore attendono gli studenti e le studentesse dei vari Istituti Scolastici (su prenotazione) per la visita dell’esposizione e per una dimostrazione delle varie fasi dello sviluppo fotografico all’interno dell’ambiente allestito quale camera oscura. Maggiori informazioni sul sito www.sharper-night.it - www.sharper-night.it/laquila.

Il progetto è parte del programma degli eventi della 730° Perdonanza Celestiniana e si avvale del patrocinio del Comune de L’Aquila - L’Aquila Capitale della Cultura 2026.

BIOGRAFIA

Danilo Balducci, nato a L’Aquila nel 1971, è sempre stato affascinato dalla fotografia e dal potere comunicativo delle immagini. Reportage e fotografia sociale sono i suoi interessi principali. Diplomato presso l’Istituto Superiore di Fotografia e comunicazione integrata di Roma è professionista dal 1998. Docente di fotografia e reportage presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Fornisce regolarmente immagini ad agenzie fotografiche italiane ed estere. Le sue immagini e le sue storie sono state pubblicate su giornali e riviste nazionali ed internazionali: Time, Life, Denver Post, Internazionale, Der Spiegel, Daily News, L’Espresso, Repubblica, Panorama. Vincitore di diversi premi, nel 2002 è vincitore del primo premio Carla Mastropietro per il fotogiornalismo; nel 2005 vincitore del Premio per la pace e per la libertà ad Atri (TE); nel 2008 ha ricevuto 2 Bronze award dall’Orvieto International Photography Awards (sezioni reportage e portraits) e vari premi nazionali e internazionali; nel marzo 2009 vince il B.O.P. 2009 (Best of Photojournalism) indetto dalla NPPA (National Press Photographer Association) negli USA classificandosi terzo nella categoria “Non Traditional Photojournalism Publishing”. Un’immagine del terremoto in Abruzzo è inserita da LIFE Magazine tra le Pictures of the Year 2009. Nel 2015 è Absolute Winner nella categoria “People” al FIIPA (Fiof Italy International Photography Awards) e si classifica secondo nella stessa categoria. Riceve inoltre cinque Honorable Mention nelle categorie “Reportage”, “Portraits” e “People”. Nel 2016 è 1° classificato al MIFA (Moscow International Foto Awards) Categoria Edit e 2° classificato (Merit of Excellence) all’International Color Awards. Nel 2017 è fotografo dell’anno al concorso Spider award.

A partire dal 13 settembre e fino al 29 settembre 2024 sarà possibile visitare la mostra nei seguenti orari:

  • giovedì 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00
  • venerdì e sabato 16.00 – 19.00
  • domenica 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00

27 settembre 2024 sarà possibile visitare la mostra nell'ambito del progetto "SHARPER - Notte Europea dei Ricercatori":

Ingresso libero

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L'Invisibile si fa Danza - Finissage

Mostra fotografica
L'INVISIBILE SI FA DANZA
di Fabio Massimo Fioravanti

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila
Dal 25 maggio al 15 giugno 2024

Finissage 15 giugno 2024 ore 18.00
Conferenza Il corpo eretico di Maria Pia D’Orazi.

Sabato 25 maggio 2024 alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli, la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre è lieta di ospitare la mostra L’invisibile si fa danzadi Fabio Massimo Fioravanti

La mostra, oltre ad essere un reportage sul butō, vuole indagare il rapporto tra visibile e invisibile, i confini tra ciò che è visibile, ciò che non è visibile e ciò che a volte crediamo, o pensiamo, di vedere. Fin dagli inizi la fotografia è stata profondamente affascinata dalla danza butō perché quest’arte porta il linguaggio fotografico ai suoi limiti estremi, interrogando la fotografia nella sua essenza più vera: che cosa è il vedere? Cosa vediamo realmente? Cosa crediamo di vedere?

Un’arte anti-spettacolare, non rappresentativa, a volte quasi “invedibile” (spesso si svolge del tutto al buio) interroga la fotografia (scrittura con la luce) nel suo profondo. Ecco perchè alcuni grandi fotografi sono stati attratti dal butō e lo hanno fotografato, come Heiko Hosoe o William Klein, producendo capolavori assoluti della storia della fotografia.

 
BIOGRAFIE

Fabio Massimo Fioravanti è nato a Roma nel luglio del 1955. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso La Sapienza Università di Roma, inizia nel 1980 l’attività di fotografo professionista collaborando con riviste italiane e straniere, case editrici e agenzie d’immagini. Unisce le sue due grandi passioni di vita, il viaggio e la fotografia, realizzando numerosi reportage fotografici sul Giappone, l’Asia Centrale, l’India, l’Africa del sud ed il Medio Oriente. Collabora con numerosi artisti, pittori, musicisti, scrittori, attori, performer, a progetti multidisciplinari in comune, con il J.P.A.R.C. (Japanese Performing Arts Research Consortium) di Kyoto, con la Scuola Teatro Kongoh, una delle quattro Scuole in cui si tramanda il teatro Noh. Nel 2020 ha vinto in collaborazione con Anna Onesti il Premio Internazionale della Fondazione Cesare Pavese. Ha pubblicato numerosi libri fotografici tra cui Kyoto Butoh-kan, Voglino Editrice 2021 e Una storia quasi solo d’amore, Feltrinelli 2018. È autore di numerose mostre personali e collettive in Italia e Giappone: Oltre il Ventaglio, Castello di Moncalieri, Torino, 2023; Butoh; L’invisibile si fa danza, Spazio Arti Floreali, Roma, 2023; Presentazione, con proiezione, del libro Kyoto Butoh-kan in conversazione con Maria Pia D’Orazi, Museo Maxxi, Roma, 2022; Japan Performing Arts: Teatro Noh e Danza Butoh nelle fotografie di Fabio Massimo Fioravanti, Radici Laboratorio, L’Aquila 2022; Trame Giapponesi / Japanese Tales, Museo Nazionale d’Arte Orientale, Venezia 2022.

Maria Pia D’Orazi, giornalista e storica del teatro. Ha insegnato come docente a contratto a La Sapienza Università di Roma, al Dams dell’Università “Roma Tre” e alla Libera Accademia di Belle Arti RUFA (Rome University of Fine Arts). Attraverso lo studio del butō, danza d’avanguardia giapponese degli anni ’60, e del Teatro di ricerca del Novecento, il suo percorso si è focalizzato sul significato del corpo nella nostra epoca e sulle sue potenzialità rivoluzionarie. Numerose sono le sue collaborazioni professionali: ha curato per il MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma tre conferenze-spettacolo sulla storia della danza butō nel suo rapporto con la fotografia e l’avanguardia giapponese degli anni Sessanta e, con Akira Kasai, ha collaborato e lavorato su progetti di danza dal 2004 al 2016. È intervenuta sul butō a convegni in Italia, Spagna, Germania, Giappone e Stati Uniti, e scritto per pubblicazioni internazionali e riviste specializzate. Dal 2007 lavora per il canale televisivo La7, dove al momento è una delle autrici del quotidiano di storia e attualità “C’era una volta il Novecento”.

Fino al 15 giugno sarà possibile visitare la mostra nei seguenti orari:

  • martedì 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00
  • giovedì 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00
  • venerdì 16.00 – 19.00
  • sabato 16.00 – 19.00
  • domenica 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00

Ingresso libero

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L'Invisibile si fa Danza - mostra fotografica di Fabio Massimo Fioravanti

Mostra fotografica
L'INVISIBILE SI FA DANZA
di Fabio Massimo Fioravanti

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila
Dal 25 maggio al 15 giugno 2024

Inaugurazione 25 maggio ore 18:00.
Con l’opera-performance Ianus di Damiano Fina (Cortile Palazzo Cappa Cappelli).

Finissage 15 giugno 2024 ore 18.00
Conferenza Il corpo eretico di Maria Pia D’Orazi.

Sabato 25 maggio 2024 alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli, la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre è lieta di ospitare la mostra L’invisibile si fa danzadi Fabio Massimo Fioravanti

In mostra quaranta fotografie, realizzate negli anni 2016/2023 in Italia ed in Giappone, di danzatori butō diversi per stile, generazione di appartenenza e nazionalità: dal leggendario Akira Kasai, considerato uno dei tre storici fondatori del butō (insieme a Tatsumi Hijikata e Kazuo Ohno) a Kan Katsura, da Ima Tenko a Atsouchi Tachenouchi, da Masami Yurabe a Fukurozaka Yasuo, da Reiji Kasai fino ai giovani Ken Iv, Cao Yuan e Du Yufang, insieme ad altri. Prevalentemente di nazionalità giapponese, ci sono anche butoka italiani, francesi, americani e filippini.

La mostra è accompagnata dalla proiezione di un video di performance storiche del butō realizzato da Maria Pia D’Orazi (storica della danza butō e giornalista) con alcuni rari filmati degli inizi di questa arte (1950-1970).

Completano la mostra l’esposizione di documenti – inerenti al butō – dell’archivio di Giorgio De Marchis relativi al suo soggiorno a Tokyo come Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, e di alcuni rari libri fotografici sul butō come Kamaitachi di Heiko Hosoe, Dance Happening di William Klein o Min Tanaka di Eishu Kimu.

Il giorno dell’inaugurazione Damiano Fina danzerà Ianus, la sua ultima opera-performance nel cortile di Palazzo Cappa Cappelli, sede della Fondazione. Invece durante il finissage di sabato 15 giugno 2024, Maria Pia D’Orazi terrà la conferenza Il corpo eretico, sulla storia e le dinamiche del butō.

La mostra, oltre ad essere un reportage sul butō, vuole indagare il rapporto tra visibile e invisibile, i confini tra ciò che è visibile, ciò che non è visibile e ciò che a volte crediamo, o pensiamo, di vedere. Fin dagli inizi la fotografia è stata profondamente affascinata dalla danza butō perché quest’arte porta il linguaggio fotografico ai suoi limiti estremi, interrogando la fotografia nella sua essenza più vera: che cosa è il vedere? Cosa vediamo realmente? Cosa crediamo di vedere?

Un’arte anti-spettacolare, non rappresentativa, a volte quasi “invedibile” (spesso si svolge del tutto al buio) interroga la fotografia (scrittura con la luce) nel suo profondo. Ecco perchè alcuni grandi fotografi sono stati attratti dal butō e lo hanno fotografato, come Heiko Hosoe o William Klein, producendo capolavori assoluti della storia della fotografia.

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

«Che cosa è il vedere? Cosa vediamo realmente? Cosa crediamo di vedere?»

BIOGRAFIE

Fabio Massimo Fioravanti è nato a Roma nel luglio del 1955. Dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita presso La Sapienza Università di Roma, inizia nel 1980 l’attività di fotografo professionista collaborando con riviste italiane e straniere, case editrici e agenzie d’immagini. Unisce le sue due grandi passioni di vita, il viaggio e la fotografia, realizzando numerosi reportage fotografici sul Giappone, l’Asia Centrale, l’India, l’Africa del sud ed il Medio Oriente. Collabora con numerosi artisti, pittori, musicisti, scrittori, attori, performer, a progetti multidisciplinari in comune, con il J.P.A.R.C. (Japanese Performing Arts Research Consortium) di Kyoto, con la Scuola Teatro Kongoh, una delle quattro Scuole in cui si tramanda il teatro Noh. Nel 2020 ha vinto in collaborazione con Anna Onesti il Premio Internazionale della Fondazione Cesare Pavese. Ha pubblicato numerosi libri fotografici tra cui Kyoto Butoh-kan, Voglino Editrice 2021 e Una storia quasi solo d’amore, Feltrinelli 2018. È autore di numerose mostre personali e collettive in Italia e Giappone: Oltre il Ventaglio, Castello di Moncalieri, Torino, 2023; Butoh; L’invisibile si fa danza, Spazio Arti Floreali, Roma, 2023; Presentazione, con proiezione, del libro Kyoto Butoh-kan in conversazione con Maria Pia D’Orazi, Museo Maxxi, Roma, 2022; Japan Performing Arts: Teatro Noh e Danza Butoh nelle fotografie di Fabio Massimo Fioravanti, Radici Laboratorio, L’Aquila 2022; Trame Giapponesi / Japanese Tales, Museo Nazionale d’Arte Orientale, Venezia 2022.

Damiano Fina, danzatore e coreografo, indaga il senso originario dell’eternità attraverso la filosofia e la danza butō. Si è esibito a Parigi, Berlino, Londra, New York, Giappone, in vari festival italiani e conduce regolarmente laboratori di danza con il metodo FÜYA. È docente esterno al master sul metodo IGEA di Erica Poli. Ha conseguito master in “Death Studies” (2023), in “Pedagogia dell’Espressione” (2017), e in “Management delle Arti” (2014). Tra le sue pubblicazioni ricordiamo The dance of Eros and Thanatos: Butoh and Queer Pedagogy dove ha collegato la teoria queer alla danza butoh. Dal 2004 la sua ricerca artistica è stata influenzata dalla meditazione, dalle tecniche di contemplazione e dalla passione per la storia dell’arte; significativo l’incontro con Yoshito Ohno. Dal 2015 sviluppa il metodo FÜYA, basato sulla tecnica dei cinque corpi: fisico, emotivo, spirituale, remoto e alchemico. 

Maria Pia D’Orazi, giornalista e storica del teatro. Ha insegnato come docente a contratto a La Sapienza Università di Roma, al Dams dell’Università “Roma Tre” e alla Libera Accademia di Belle Arti RUFA (Rome University of Fine Arts). Attraverso lo studio del butō, danza d’avanguardia giapponese degli anni ’60, e del Teatro di ricerca del Novecento, il suo percorso si è focalizzato sul significato del corpo nella nostra epoca e sulle sue potenzialità rivoluzionarie. Numerose sono le sue collaborazioni professionali: ha curato per il MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma tre conferenze-spettacolo sulla storia della danza butō nel suo rapporto con la fotografia e l’avanguardia giapponese degli anni Sessanta e, con Akira Kasai, ha collaborato e lavorato su progetti di danza dal 2004 al 2016. È intervenuta sul butō a convegni in Italia, Spagna, Germania, Giappone e Stati Uniti, e scritto per pubblicazioni internazionali e riviste specializzate. Dal 2007 lavora per il canale televisivo La7, dove al momento è una delle autrici del quotidiano di storia e attualità “C’era una volta il Novecento”.

A partire dal 25 maggio sarà possibile visitare la mostra nei seguenti orari:

  • martedì 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00
  • giovedì 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00
  • venerdì 16.00 – 19.00
  • sabato 16.00 – 19.00
  • domenica 11.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00

Ingresso libero

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"La Comédie humaine" di Tiziana Fusari

Tiziana Fusari
La Comédie humaine
A cura di Mauro Mattia e Barbara Olivieri

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila
In collaborazione con il MAXXI L'Aquila
Dal 2 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024

Sabato 2 dicembre 2023 alle 18.00 inaugurerà la mostra “La Comédie humaine di Tiziana Fusari” curata da Mauro Mattia e Barbara Olivieri. La Fondazione de Marchis, in collaborazione con il MAXXI L'Aquila, dedica una retrospettiva all'artista Tiziana Fusari (1951-2012) a seguito dell'acquisizione dell'intero corpus delle sue opere da parte della Fondazione.

Tiziana Fusari, che ha vissuto per molti anni nel capoluogo abruzzese, si dedica fin da giovanissima, e da autodidatta, allo studio e alla ricerca pittorica. Nelle sue opere si rintracciano disegni di oggetti comuni, banali e seriali del quotidiano, che successivamente si animano di presenze incongrue: figure e personaggi visionari dipinti nel particolare di gesti che sovvertono codici e associazioni convenzionali. L'artista ci svela un universo pieno di ironia, dove Fusari si diverte a rileggere la quotidianità in chiave magica, travestendola e denudandola, a tratti. È un mondo popolato da creature fantastiche, giochi di parole, ricordi e memorie che si fanno e si disfano come gomitoli. Saranno esposte più di 100 opere realizzate tra il 1976 e il 2012.

In Fondazione de Marchis saranno presenti opere scelte dalle serie: Lampi (1984-1989), Pruebas (2007-2011), Vele (1990-2010), una tela e una scultura dalla serie Zolle (1997-2009), una selezione dalla serie Bianco (1993-2004), 12 pezzi della serie Ex Libris (1999-2003), disegni con filo da ricamo su cotone della serie Sciarpe (2004-2012), disegni selezionati dalla serie Taccuini e Fogli sparsi (1976-2012), cartoncini e una scultura dalla serie Lessico Famigliare (2004-2012), opere scelte dalla serie Quaderni (1999-2003), n. 1 opera dalla serie Abbecedari (1999-2006). Saranno inoltre presenti n. 21 fotografie b/n (18x24 cm) di Mauro Mattia, a testimonianza del lavoro di Tiziana Fusari nello studio e durante gli allestimenti.

All’interno e all’esterno della Project Room di MAXXI L’Aquila saranno allestiti i lavori della serie Comédie Humaine. In mostra saranno presenti trentotto cartoncini in teche di legno nere e dorate realizzati tra il 2003 e il 2010, un video e il suo studio su nastro di carta modello e garza.

«Queste “anime sospese”, come le chiama Fusari stessa in una lettera, vengono animate: entrano ed escono dal campo visivo, fluttuando nell’oro, susseguendosi l’una all’altra nel silenzio assoluto di fronte allo spettatore, fragili esemplari dell’epica sterminata della tipologia umana.»

Stefano Evangelista from Tiziana Fusari, Rewind, Quodlibet, Macerata, 2014.

A partire da domenica 3 dicembre sarà possibile visitare la mostra nei seguenti orari:

  • giovedì 10:00 - 13:00 / 16:00 - 18:30
  • venerdì 16:00 - 18:30
  • sabato 16:00 - 18:30
  • domenica 10:00 - 13:00 / 16:00 - 18:30

Ingresso libero

In collaborazione con il MAXXI

"BLU" di Andrea Panarelli

Andrea Panarelli
BLU
a cura di Emiliano Dante
Inaugurazione 7 ottobre, ore 18.00

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila
Dal 7 ottobre al 4 novembre 2023
Apertura in concomitanza con la Giornata del Contemporaneo sabato 7 ottobre 2023.

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre è lieta di presentare la mostra personale di Andrea Panarelli, BLU che inaugurerà sabato 7 ottobre 2023 alle ore 18.00, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli. La mostra, curata dallo storico dell'arte Emiliano Dante, racchiude opere di diversa natura che ragionano sul tema dell’acqua e resterà in esposizione fino al 4 novembre 2023.

Scrive il curatore, Emiliano Dante:

«l’acqua pare interessare ad Andrea Panarelli non tanto per la sua ricchezza simbolica, quanto per la capacità di veicolare una riflessione poetica sulla forma. Quello di Panarelli è un mare che tende ipnoticamente a un equilibrio tra strutturazione ed evanescenza, tra ordine e casualità, tra elemento contingente e geometria costante. Lo specchio d'acqua quindi si riflette nella disposizione della mostra: le opere più piccole sono speculari rispetto alle opere più grandi dello stesso tipo, per cui il video piccolo rispecchia il video grande e la tela piccola rispecchia quella tela grande»

L’allestimento ben rappresenta la pratica artistica di Panarelli che, per questo lavoro, attinge dalla tradizione orientale di continuità tra naturalezza del gesto e naturalità della forma, tra natura umana e natura in genere.

Nella giornata del vernissage, che coincide con la Giornata del Contemporaneo, avrà luogo l’interazione di un elemento impalpabile, di cui non possiamo anticipare troppo, con le opere e con i visitatori. Sarà un invito ad immergersi nell'esposizione.

A partire da domenica 8 ottobre sarà possibile visitare la mostra nei seguenti orari:

  • giovedì 10-13 / 16-19
  • venerdì e sabato 17-19
  • domenica 10:30-13 / 17-19

Andrea Panarelli

La ricerca artistica di Andrea Panarelli percorre i sentieri comunicativi della poesia visiva. La pittura e il disegno, le sue passioni per eccellenza, sono spesso affiancate da installazioni e dall’immagine in movimento. La natura, l’essere al mondo e l’esigenza di aprire dei passaggi, di varcare soglie, di definire spazi nuovi che portino a una riflessione profonda e sentita della realtà, sono le linee guida del suo lavoro. Luce, colore e segno sono gli elementi che impiega per realizzare immagini dense di un’atmosfera che l’artista spinge verso la rarefazione, in dissolvenza.

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"Back to The Fire" di Martina Vanda

Martina Vanda
BACK TO THE FIRE
a cura di Ilari Valbonesi

Con il patrocinio del Comune dell'Aquila

Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, Palazzo Cappa Cappelli - L'Aquila
Dal 9 giugno al 30 giugno 2023
Apertura straordinaria per la Perdonanza Celestiniana: dal 22 al 27 agosto 2023.

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre è lieta di presentare la mostra personale di Martina Vanda Back to the Fire, che sarà inaugurata venerdì 9 giugno alle 18.00, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli.
La mostra, curata da Ilari Valbonesi, presenta gli esiti più recenti della ricerca di Martina Vanda: tele inedite di grandi dimensioni e una nuova serie di ceramiche in cui l’immaginario dell‘artista si fa spazio tangibile e abitabile. Fortemente voluta dalla Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, con il Patrocinio del Comune dell‘Aquila, la mostra origina da un piccolo libro pubblicato da Giorgio de Marchis nel 1998 per la casa editrice Sellerio dal titolo Dell’abitare. Si tratta di un viaggio attraverso gli ambienti familiari di una casa – atrio, soggiorno, cucina, camera da letto, bagno, soffitta – descritti con un linguaggio piano, a tratti ironico. Attraverso le pagine del prezioso volume, de Marchis ci fa abitare gli spazi della sua casa come fosse la casa di ognuno di noi. Scrive la curatrice: «Martina Vanda invita, con questi lavori, a ripensare la nozione stessa di casa come un sistema di oggetti-soglia di un paesaggio interiore; un luogo tra proprio ed estraneo che si accende nel rapporto con il corpo e con le cose che ci circondano, tale da partecipare alla genesi del mondo che il carattere abituale dell’essere e l’addomesticamento della vita di tutti i giorni tende invece a spegnere e disfare». La mostra sarà allestita fino al 30 giugno e avrà una seconda apertura straordinaria in occasione della 729ª Perdonanza Celestiniana, dal 22 al 27 agosto 2023.

Martina Vanda invita, con questi lavori, a ripensare la nozione stessa di casa come un sistema di oggetti-soglia di un paesaggio interiore; un luogo tra proprio ed estraneo che si accende nel rapporto con il corpo e con le cose che ci circondano, tale da partecipare alla genesi del mondo che il carattere abituale dell’essere e l’addomesticamento della vita di tutti i giorni tende invece a spegnere e disfare

MARTINA VANDA

Nata a Roma nel 1978, combina disegno, scrittura, ceramica, e animazione stop-motion. I suoi lavori sono presenti nei più importanti eventi relativi al mondo dell’illustrazione contemporanea, tra cui Mostra Illustratori di Bologna (2016, 2015 e 2012), BIB Biennale di Bratislava (2012), CJ Book Award Korea (2010), primo Premio Qwerty (2010) e la XII Biennial of Young Artists from Europe and the Mediterranean. I suoi picture books sono pubblicati in Italia, Francia, Spagna, Messico, Cile e Cina, ed il suo primo libro illustrato Estela, grita muy fuerte! adottato dal Governo del Messico ha venduto oltre centomila copie. Dal 2012 dirige le autoedizioni della TunnellingP, un’etichetta indipendente con cui pubblica e distribuisce i suoi quaderni, libri d’artista e stampe d’arte nelle librerie e nei bookshop museali, tra cui il MAXXI, MACRO, PALAEXPO e il Printed Matter Ink di New York.Tra i suoi clienti figurano Feltrinelli, Agenzia Contrasto, Esperia, El Pais, Hamelin, Poste Italiane. Nella sua attività visiva ha all’attivo diverse mostre personali e collettive in Italia, Svezia, Spagna, Balcani, Cina e Giappone. Le sue ceramiche sono esposte nel salone Showroom Gervasoni Milano e alla Sintra gallery di Gothenburg in Svezia. Ad aprile 2022 ha realizzato un intervento site specific per la mostra Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere al MAXXI di Roma, ispirato proprio ad alcuni scatti del fotografo. https://www.martinavanda.com


LA FONDAZIONE

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

Orari

  • martedì – giovedì 10-13 / 16-18
  • sabato 17-19
  • domenica 11-13 / 17-19

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"Quello che resta" e "La corte dell’arte" di Carlo Mangolini

Esposizione ed eventi dedicati al tema della memoria condivisa e dell’identità.
QUELLO CHE RESTA & LA CORTE DELL’ARTE
di Carlo Mangolini
a cura di Simona Bartolena, con allestimento dell’architetto Marcello Deroma.

Cortile e interni del Palazzo Cappa Cappelli, Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre - L'Aquila
Inaugurazione mostra e primo evento, 6 maggio 2023 18.30

L’Aquila, maggio 2023. Dal 6 al 28 maggio 2023 avrà luogo, nella prestigiosa cornice di Palazzo Cappa Cappelli e negli spazi della Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre, la mostra delle opere scultoree “Quello che resta” dell’artista Carlo Mangolini, a cura di Simona Bartolena, con allestimento dell’architetto Marcello Deroma.

Il ricordo di un individuo, di una società, di un territorio può permanere nel tempo grazie a mezzi differenti.

Accompagnerà l’esposizione, dal giorno dell’inaugurazione, sabato 6 maggio alle ore 18.00, e per tutti i fine settimana di maggio, la rassegna “La corte dell’arte” ideata dallo stesso artista che, partendo dai temi del recupero, della memoria e dell’identità soggettiva e collettiva, ha chiesto ad artisti, musicisti, cantanti e performer un’interpretazione dei medesimi concetti, attraverso le proprie professioni.
Come scrive la curatrice, Simona Bartolena, nel suo testo critico: “Il ricordo di un individuo, di una società, di un territorio può permanere nel tempo grazie a mezzi differenti”; ed è a partire dai mezzi differenti che Mangolini ha voluto esprimere e far esprimere i temi che gli sono a cuore.

LA MOSTRA

Le opere di Carlo Mangolini, curate dalla storica dell’arte Simona Bertolena, sono assemblaggi scultorei realizzati con materiali eterogenei e recuperati dall’artista in mercatini, botteghe o salvati dalla distruzione e dall’oblio. Nascono da un lavoro incessante di ricerca di tracce e di memorie del tempo trascorso, attraverso il recupero e il riuso di vecchi attrezzi e di strumenti da lavoro appartenuti ad un passato recente, laborioso e collettivo.
La forza evocativa che si crea tra l'accostamento reciproco di questi oggetti, ormai inutili e privi di funzione, è ancora motrice di senso e di equilibrio: relazionati tra di loro in un assemblaggio apparentemente casuale, sono in grado di comunicare una sospensione emotiva in continua costruzione e in costante dialogo con chi osserva.
L’opera di Mangolini non si rivolge a un osservatore passivo della rappresentazione artistica ma gli chiede di farsi parte attiva, di interagire con maniglie, chiavi, attrezzi, strutture per completarne il senso. L’opera dunque ha bisogno dei visitatori per essere fruita e i visitatori, agendo in sinergia con gli assemblaggi, riaccendono ricordi personali che si inseriscono nella memoria collettiva di un luogo e un tempo ormai superato, quello della cultura rurale. Forme sinuose e minacciose, luci e ombre, statue autoportanti e chiavistelli da aprire resteranno in mostra per tutto il mese di maggio all’interno del Palazzo Cappa Cappelli, armonizzandosi con gli spazi esistenti, grazie al lavoro di allestimento dell’architetto Marcello Deroma.
L’invito alla corte dell’arte, con la mostra e la sua rassegna, è quindi un modo per sollecitare i visitatori a fare un’esperienza diretta, a entrare nel cortile e negli spazi espositivi per interagire con le opere e così riappropriarsi di una memoria collettiva.

LA CORTE DELL’ARTE

Come il visitatore tocca le opere e vi interagisce, così altre forme ed espressioni artistiche entrano in relazione con lo spazio espositivo. “La corte dell’arte” è proprio questo: un simposio di artisti e di musicisti che interpretano, a loro modo e con la loro sapienza, i temi del recupero, della memoria e dell’identità. L’Artista, insieme ai partecipanti, ha stilato un calendario di eventi che, a partire dal 6 maggio 2023, avranno luogo a cadenza settimanale.

Sabato 6 maggio 2023 ore 18.00

Sinfonia n.3 (Eroica) di L. W. Beethoven
Trascrizione per orchestra da camera di Carl Friedrich Ebers
Progetto Syntagma - Gabriele Pro, concertmaster

Domenica 7 maggio 2023 ore 18.00

Trapassato Prossimo
sonorizzazione elettronica
Opera musicale del M° Roberta Vacca

Sabato 13 maggio 2023 ore 18.00

Le figlie della luna
Adattamento da Italo Calvino di Valeria Bafile
Valeria Bafile, voce - Saverio Di Pasquale, chitarra

L'Ulisse Ritrovato
Lettura-Concerto per voce recitante e piano da “Ulisse” di James Joyce
Regia e drammaturgia di Massimiliano D’Aloiso - Musiche di Aurora Aprano

Sabato 20 maggio 2023 ore 18.00

Canti popolari abruzzesi e di altre regioni
Corale Gran Sasso - Paolo Bernabei, Nicolino Rantucci fisarmoniche
Direttore M° Carlo Mantini

Sabato 27 maggio 2023 ore 18.00

Alle Danze
Antiche danze ungheresi del XVII Secolo di Ferenc Farkas
Rumänische Volkstänze di Béla Bartók
Danze Norvegesi di Edvard Grieg
Quintetto di fiati Ellet

 

IL PALAZZO

Palazzo Cappa Cappelli è stato edificato al posto del preesistente Palazzo Ciampella in occasione della ricostruzione a seguito del terremoto del 1703. È frutto della rivoluzione dell’asse di Corso Vittorio Emanuele II, caratterizzata proprio dalla realizzazione di importanti e pregevoli esempi di edilizia civile. I primi proprietari, durante la prima metà del XIX secolo, sono stati i marchesi Antonini. In seguito fu acquistato dal marchese Francesco Cappelli, che ne divenne lo storico proprietario. Giunge in eredità alla famiglia Cappa, con cui i Cappelli sono legati da vincoli di parentela.

LA FONDAZIONE

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2003 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del secondo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

CARLO MANGOLINI

Nato a L’Aquila nel 1970, autore e curatore, Carlo Mangolini si occupa di promozione culturale attraverso la realizzazione di progetti multidisciplinari. Declina la propria attività in diversi filoni di ricerca, dalla progettazione di allestimenti ed eventi culturali all’attività autoriale di produzione artistica. Filo conduttore del suo lavoro è la creazione di un metalinguaggio dove il fruitore dell’opera non è soltanto lo spettatore di un atto creativo ma la parte attiva di una messa in atto.

Ingresso libero

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